martedì 9 novembre 2010

Introduzione

LA FILOSOFIA DIETRO LA SCRITTURA DI PIHKAL

Sono un farmacologo ed un chimico. Ho speso la maggior parte della mia investigazione in età adulta sull'azione delle droghe, come sono state scoperte, cosa sono, cosa fanno, come possono essere d'aiuto - o dannose. Ma il mio interesse è posto in qualche modo al di fuori della farmacologia convenzionale, nell'area che ho trovato più appagante e affascinante, quella delle droghe psichedeliche. Gli psichedelici possono essere definiti come composti che non danno luogo a dipendenza fisica, e che alterano temporaneamente lo stato di coscienza di qualcuno.
L'opinione prevalente in questo paese è che ci siano droghe che hanno uno stato legale e sono relativamente sicure o che perlomeno hanno un rischio accettabile, mentre altre droghe siano illegali e non hanno nessun posto legittimo nella nostra società. Nonostante questa opinione sia ampiamente condivisa e vigorosamente sostenuta io credo, in tutta onestà, che sia falsa. È un tentativo di dipingere le cose bianche o nere quando, in questo campo, come nella maggior parte della vita, la verità è una sfumatura di grigio.
Lasciatemi spiegare il perché di questa posizione.
Ogni droga, legale o illegale, ha un vantaggio. Ogni droga presenta dei rischi. E ogni droga può essere abusata. In definitiva, credo che stia ad ognuno di noi mettere su una bilancia il vantaggio rispetto al rischio e decidere quale pesi di più. I vantaggi hanno un ampio spettro. Possono includere cose come curare malattie, lenire il dolore fisico o emotivo, intossicazioni e rilassamento. Certe droghe - quelle conosciute come psichedeliche - permettono un aumento nell'introspezione personale ed un'espansione degli orizzonti mentali ed emotivi.
Anche i rischi sono svariati, spaziando da danni fisici a disturbi psicologici, dipendenza, e violazione della legge. Così come ci sono differenti vantaggi con persone differenti, ci sono anche rischi differenti. Un adulto deve prendere le proprie decisioni sull'esporsi, o meno, ad una droga specifica, disponibile o bandita dalla legge, misurando il bene ed il male potenziali con il suo proprio criterio. Viene da sé che l'essere ben informati gioca un ruolo indispensabile. La mia filosofia può essere distillata in quattro parole: sii informato, poi scegli.
Personalmente ho deciso che alcune droghe avessero un'importanza sufficiente a farmi accettare i rischi. Altre, non le ho trovate abbastanza benefiche. Ad esempio, io uso una quantità moderata di alcool, in genere sotto forma di vino e - al momento - i test sulle funzioni vitali del mio fegato sono completamente normali. Non fumo tabacco. Prima sì, con una certa frequenza, ma poi ho abbandonato. Non è stato il rischio per la salute a farmi vacillare, ma il fatto di esserne diventato completamente dipendente. Quello era, nella mia visione, un prezzo inaccettabilmente alto.
Ogni decisione del genere è mia, basata su ciò che so di una droga e cosa so di me stesso.
Tra le droghe che sono al momento illegali, ho deciso di non usare marijuana, sentendo che quest'intossicazione da fattanza e l'alterazione benigna della coscienza non compensano adeguatamente la fastidiosa sensazione di star perdendo tempo.
Ho provato l'eroina. Questa droga, ovviamente, è uno dei problemi più preoccupanti della nostra società, al momento. In me, produce un'onirica sensazione di totale pace, senza alcun accenno di preoccupazione, stress o dolore. Ma c'è anche una perdita di motivazione, di allerta, e di percezione su ciò che si deve fare. Non è la paura della dipendenza a farmi decidere di non assumerne; è il fatto che, sotto la sua influenza, nulla mi sembra particolarmente importante.
Ho anche provato la cocaina. Questa droga, in particolare nella sua forma "crack", ha un effetto celebre oggigiorno. Per me, la cocaina stimola aggressività, uno stimolante che mi dà un senso di potere e di esserne padrone, di essere sulla cima del mondo. Ma c'è anche l'ineluttabile coscienza, in fondo, che non è un vero potere, che io non sono davvero sulla cima del mondo, e che, quando l'effetto della droga sarà finito, non avrò guadagnato nulla. C'è una strana sensazione di falsità sul proprio stato. Non c'è introspezione. Non c'è apprendimento. In un suo modo peculiare, trovo che la cocaina sia una droga di fuga come l'eroina. Con entrambe, scappi da quello che sei, o - per dirla meglio - da ciò che non sei. In ogni caso, sei alleviato per un breve tempo dalla coscienza delle tue inadeguatezze. Francamente preferirei conoscere le mie piuttosto che fuggirne; così c'è, in definitiva, una soddisfazione molto più grande.
Personalmente credo che, con le droghe psichedeliche, i modesti rischi (un'occasionale esperienza difficile o forse del malessere fisico) sono più che bilanciati dal potenziale di apprendimento. E questo è il motivo per cui ho scelto di esplorare quest'area particolare della farmacologia.
Cosa intendo dire con "potenziale di apprendimento"? È una possibilità, non una certezza. Posso imparare, ma non sono forzato a farlo; posso arrivare a capire possibili modi di migliorare la qualità della mia vita, ma solo i miei sforzi possono portare i cambiamenti desiderati.
Permettetemi di chiarire le ragioni per le quali trovo che l'esperienza psichedelica sia un tesoro.
Sono assolutamente convinto che c'è una gran quantità di informazioni dentro di noi, con miglia di conoscenza intuitiva arrotolate nel materiale genetico di ogni singola cellula. Qualcosa di simile ad una libreria contenente una miriade di tomi, ma senza un cartello d'entrata. E, senza accedervi, non c'è modo nemmeno di iniziare ad intuire l'estensione e la qualità di ciò che vi si nasconde. Le droghe psichedeliche permettono l'esplorazione di questo mondo interiore, e fanno luce sulla sua natura.
La nostra generazione è la prima, da sempre, ad aver fatto della ricerca dell'autocoscienza un crimine, se percorsa con l'utilizzo di piante o composti chimici per aprire le porte della psiche. Ma la necessità di diventare coscienti, di svegliarsi, è sempre presente, e aumenta di intensità man mano che si avanza negli anni.
Un giorno, guardando il volto di una nipote appena nata, ti troverai a pensare che la sua nascita non ha creato alcuno strappo nel tessuto temporale, scorrendo questo dallo ieri al domani. Realizzi che la vita appare continuamente in forme diverse ed in differenti identità, ma qualunque cosa sia che dà una forma ad ogni sua nuova espressione non cambia nulla.
"Da dove viene la sua anima unica?" ti chiedi,"E dove andrà la mia anima unica? C'è davvero qualcos'altro lì fuori, dopo la morte? C'è uno scopo, a tutto? C'è un ordine superiore e una struttura che dia un senso ad ogni cosa, o ci sarebbe, se solo riuscissi a vederla?".
Senti la necessità di chiedere, di sondare, di usare il piccolo tempo che ti potrebbe essere rimasto per te stesso, per cercare un qualche modo di unire tutti questi fili spezzati, per capire cosa stia chiedendoti di essere compreso.
Questa è la ricerca che è stata parte della vita umana dai suoi primissimi momenti di coscienza. La coscienza della sua propria mortalità - coscienza che lo separa dai suoi cari animali - è ciò che dà all'Uomo il diritto, la licenza, di esplorare la natura della sua stessa anima e del suo spirito, di scoprire ciò che può sulle componenti della psiche umana.
Ognuno di noi, in qualche momento della propria vita, si sentirà uno straniero nella terra straniera della propria esistenza, assetato di risposte a domande che sono cresciute dal profondo della sua anima e non se ne andranno.
Sia la domanda che la risposta hanno una stessa fonte: se stessi.
Questa fonte, questa parte di noi, è stata chiamata con molti nomi nella storia dell'uomo, il più recente dei quali è "l'inconscio."
I freudiani lo temono e gli junghiani ne sono estasiati. È la parte profonda che ti tiene d'occhio quando la tua mente conscia scivola via, che ti suggerisce cosa fare in un momento di crisi, quando non c'è tempo per ragionamenti logici e per prendere decisione. È il posto in cui possono essere trovati demoni ed angeli e tutto ciò che c'è in mezzo.
Questa è una delle ragioni per cui considero gli psichedelici un tesoro.
Possono dare accesso a parti di noi che hanno risposte. Possono, ma ripeto, non necessariamente e probabilmente non lo faranno, a meno che quello sia lo scopo con cui vengono utilizzati.
Sta a te usare bene questi strumenti, nel modo giusto. Una droga psichedelica può essere paragonata alla televisione. Può essere rivelatoria, molto istruttiva, e - con una ponderata cura nella scelta dei canali - un modo per raggiungere straordinarie intuizioni. Ma per molte persone, le droghe psichedeliche sono semplicemente un'altra forma di intrattenimento; non si cerca nulla di profondo e quindi, di solito, nulla di profondo si trova.
La possibilità degli psichedelici di dare accesso all'universo interiore credo sia la loro proprietà più importante.
Dall'alba dei nostri tempi su questa terra, l'uomo ha cercato e usato specifiche piante che gli dessero l'effetto di alterare il modo di interagire con il suo mondo e comunicare con gli dei e con se stesso. Per molte migliaia di anni, in ogni cultura conosciuta, c'è stata una parte della popolazione - di solito gli sciamani, i curatori, i medicine-man - che ha utilizzato questa o quella pianta per raggiungere un'alterazione nello stato di coscienza. Queste persone hanno usato gli stati alterati per migliorare le proprie abilità diagnostiche per utilizzare le energie curative trovate in fondo al mondo degli spiriti. I capi tribali (nella successiva civilizzazione, le famiglie reali) si immagina utilizzassero piante psicoattive per aumentare la loro saggezza e conoscenza come capi, o forse semplicemente per evocare forze dal potere distruttivo che li aiutassero in una qualche battaglia.
Molte piante sono venute incontro alle necessità umane. Il dolore non voluto è stato con la razza umana da sempre. Così come oggi abbiamo i nostri consumatori di eroina (o Fentanyl o Demerol), così per centinaia di anni nel passato questo ruolo analgesico è stato giocato dall'oppio del Vecchio Mondo e dalla datura del Nuovo Mondo, dalla mandragora in Europa e nel Nord Africa, così come il giusquiamo e la belladonna, giusto per citarne alcuni. Una miriade di persone hanno fatto uso di questi metodi per porre fine al dolore (fisico e psichico), che gli permettesse di fuggire nel mondo dei sogni. E, nonostante questi strumenti fossero utilizzati da molti, apparentemente solo una minoranza ne ha abusato. Storicamente, ogni cultura ha fatto uso di queste piante nella sua vita quotidiana, ottenendone più benefici che danni. Noi abbiamo, nella nostra società, imparato a zittire il dolore fisico e abbiamo debellato l'ansia con l'uso medico di droghe che sono state sviluppate imitando gli alcaloidi presenti in queste piante.
Anche la ricerca all'esterno di energia in più è sempre stata con noi. E, così come abbiamo i nostri consumatori di caffeina e cocaina, per centinaia di anni le fonti naturali sono state il tè di mate e la pianta della coca del Nuovo Mondo, la catha dell'Asia Minore, l'albero di Cola nel Nord Africa, la kava-kava,le noci di areca dall'Estremo Oriente, e l'efedra da ogni parte del mondo. Di nuovo, molti tipi di persone - il contadino curvo sotto il peso di un fascio di legna, trascinandosi per ore su sentieri di montagna; il dottore in emergenza per due giorni senza dormire; il soldato sotto fuoco nemico al fronte, impossibilitato a riposarsi - hanno conosciuto la spinta e i pizzichi della stimolazione.
E, come sempre, c'è stato qualcuno di loro che ha scelto di abusarne.
Poi, c'è il bisogno di esplorare il mondo che si cela subito dietro il limite dei nostri sensi e della nostra comprensione; anche quello è stato con la razza umana da sempre. Ma in questo caso, la nostra società non-nativa d'America non ha accettato queste piante, questi composti, che aprono le tue capacità di vedere e di sentire. Altre civiltà, per molti secoli, hanno fatto uso di cactus di peyote e di funghi contenenti psilocibina, di ayahuasca, cohoba e yage del Nuovo Mondo, di cannabis, harmala e soma del Vecchio Mondo, di iboga per l'Africa, per queste domande all'inconscio umano. Ma la nostra moderna professione medica non ha mai preso in considerazione questi strumenti per la conoscenza o per la terapia, ritenendoli in linea generale inaccettabili. Nei dialoghi tra chi ci cura e chi ci governa, è stato concordato che il possesso e l'uso di queste importanti piante debba essere un crimine e che l'utilizzo di qualunque composto chimico che sia stato sviluppato ad imitazione di queste piante, per quanto potesse presentarsi più sicuro ed efficace, debba ugualmente considerarsi un crimine.
Siamo una grande nazione con uno dei più alti standard di vita mai conosciuti. Siamo fieri di una Costituzione straordinaria che ci protegge dalla tirannia che ha devastato altre nazioni. Siamo ricchi nell'eredità della legge inglese che garantisce la nostra innocenza e ci assicura la nostra privacy. Uno dei maggiori punti di forza del nostro paese è stato il suo tradizionale rispetto per l'individuo. Ognuno di noi è libero - o così abbiamo sempre creduto - di seguire qualunque religione o via spirituale; libero di ricercare, di esplorare, di cercare informazioni e perseguire la verità dovunque e comunque volesse, fintanto che accettasse la piena responsabilità delle sue azioni e dei suoi effetti sugli altri.
Com'è, allora, che i capi della nostra società hanno cercato di eliminare questi modi così importanti per imparare e scoprire se stessi, questi modi che sono stati usati, rispettati, e onorati per migliaia di anni, in ogni cultura umana di cui abbiamo notizia? Perché dovrebbe il peyote, ad esempio, che è servito per secoli come mezzo per aprire la propria anima ad una esperienza di Dio, essere classificato dai nostri governanti tra i materiali della Tabella I, insieme ad eroina e PCP? Questa condanna legale è il risultato dell'ignoranza, dalla pressione delle religioni organizzati, o di una crescente necessità di forzare la popolazione alla conformità? Parte della risposta potrebbe celarsi in una crescente tendenza della nostra cultura verso il paternalismo ed il provincialismo.
Paternalismo è il nome per un sistema in cui le autorità soddisfano i nostri bisogni e, in cambio, hanno il diritto di gestire la nostra condotta, sia pubblica che privata. Il provincialismo è una ristrettezza di vedute, unificazione sociale dall'accettazione di un singolo codice etico, il limitare gli interessi e le esperienze a ciò che è assodatamente tradizionale.
Ad ogni modo, il pregiudizio contro l'utilizzo di piante e droghe che amplino la coscienza affonda radici fondamentalmente nell'intolleranza razziale e nell'accumulazione di potere politico. Alla fine dello scorso secolo ['800, N.d.T.], una volta terminata la ferrovia intercontinentale, gli operai Cinesi, non più necessari, sono stati sempre più dipinti come inumani e incivili; avevano la pelle gialla, gli occhi a mandorla, pericolosi alieni che frequentavano catapecchie per fumare oppio.
Il peyote è stato descritto, in molte pubblicazioni di fine 19esimo secolo, come la causa di assassinii, disordini e pazzie tra i lavativi indiani d'America. Il Dipartimento degli Affari Indiani era determinato ad estinguere l'uso del peyote, (che nelle pubblicazioni era continuamente confuso con il mescal e con i semi di mescal), e una delle pressioni maggiori dietro i suoi sforzi si è palesata in questa citazione parziale di una lettera scritta dal Reverendo B.V. Gassaway nel 1903 al dipartimento, ".. il Sabato è il giorno principale per i nostri sermoni e se gli Indiani sono ubriachi di mescal (peyote) non possono beneficiare dei nostri cori."
È stato solo con tremendi sforzi e coraggio da parte di molte persone di coscienza che è stato concesso l'uso del Peyote come sacramento nella Chiesa Nativa Americana. Come saprete, oggi è in corso un nuovo tentativo da parte del governo per eliminare l'utilizzo religioso del peyote dei nostri Nativi americani.
Negli anni '30 c'è stato un tentativo di deportare gli operai messicani dagli stati agricoli del sud, e il pregiudizio razziale è stato nuovamente deliberatamente incoraggiato, descrivendo i messicani come pigri, sporchi, e consumatori di una roba pericolosa chiamata marijuana. L'intolleranza verso le persone di colore negli Stati Uniti è stata aiutata e incoraggiata da storie sull'uso di marijuana ed eroina da parte di musicisti neri. È da notare che nessuno ha fatto caso all'utilizzo di queste droghe da parte dei neri sino a quando la loro nuova musica, che chiamavano jazz, ha cominciato ad attirare l'attenzione dei bianchi - all'inizio solo nei locali notturni - e ci sono stati i primi risvegli di coscienza sulle ingiustizie e cattiverie sofferte dagli americani neri.
Noi, nel nostro paese, siamo tutti troppo dolorosamente coscienti delle nostre passate violazioni dei diritti di varie minoranze, ma siamo meno coscienti del modo in cui l'attenzione pubblica verso certe droghe è stata manipolata. Nuove posizioni di potere politico e, eventualmente, migliaia di nuovi lavori, sono stati creati per la sola sensazione di danno alla salute pubblica e alla sicurezza provocato da queste piante e droghe, la cui sola funzione era cambiare le percezioni, aprire nuove vie di esplorazione della mente inconscia e - per molti - permettere un'esperienza diretta del mondo spirituale.
Gli anni '60, ovviamente, hanno dato una spinta potentissima agli psichedelici.
Queste droghe venivano utilizzate come parte integrante di una ribellione di massa contro l'autorità governativa e quella che era considerata una immorale e non necessaria guerra in Vietnam. Peraltro, c'erano voci troppo forti e autoritarie che sostenevano la necessità di un nuovo tipo di spiritualità, e una necessità nell'uso degli psichedelici per un contatto divino con il proprio Dio, senza l'intervento di preti, ministri o rabbini.
Le voci degli psichiatri, scrittori e filosofi, e molti attenti membri del clero chiedevano studi e ricerche sugli effetti degli psichedelici, e su quello che avrebbero potuto rivelare sulla natura e le funzioni della mente e della psiche umana. Sono stati ignorati nelle urla contro ovvi abusi e cattivi utilizzi, di cui c'era un'ampia evidenzia. Il governo e la Chiesa hanno deciso che le droghe psichedeliche erano pericolose per la società, e con l'aiuto della stampa, è stata fatta chiarezza su come portassero ad un caos sociale e a disastri spirituali.
La cosa indiscussa, ovviamente, era la regola più antica: "Non dovrai opporti o mettere in difficoltà chi ha il potere senza essere punito".

Ho quindi sostenuto alcune delle mie ragioni per cui trovo le droghe psichedeliche un tesoro. Ve ne sono molte altre, e molte di loro si troveranno tra le righe di questa storia. C'è, ad esempio, l'effetto che hanno sulla mia percezione dei colori, che è decisamente degno di nota. Oltre ciò, c'è l'approfondimento del mio rapporto emotivo con altre persone, che può divenire un'esperienza meravigliosa, con un eroticità di sublime intensità. Mi piace sentire i miei sensi potenziati, il tatto, il sapore e il gusto, e l'affascinante percezione nel fluire del tempo.
Mi considero fortunato, per aver sperimentato, anche se brevemente, l'esistenza di Dio. Ho sentito una sacra unità con il creato ed il suo Creatore, e - cosa più importante - ho toccato il nucleo della mia stessa anima.
È per queste ragioni che ho dedicato la mia vita a questa area di ricerca. Un giorno capirò come questi semplici catalizzatori facciano ciò che fanno. Nel frattempo, sono in debito con loro per sempre. E sarò per sempre un loro difensore.



IL PROCESSO DI SCOPERTA

La seconda domanda che mi fanno più di frequente, dopo "Perché fai il lavoro che fai?" è: "Come determini l'attività di una nuova droga?"
Come fa qualcuno a scoprire l'azione, la natura degli effetti sul sistema nervoso centrale, di un composto chimico che è appena stato sintetizzato, ma non ancora testato su di un organismo vivente? Comincio spiegando che deve essere capito che, prima di tutto, la sostanza appena nata è libera da azione farmacologica così come un neonato è libero da pregiudizi.
Al momento del concepimento di un essere umano, molte cose sono già state decise, dalle caratteristiche fisiche al genere e all'intelligenza. Ma molte cose non sono ancora state scelte. Le sfumature della personalità, l'ideologia, e innumerevoli altre caratteristiche non sono già stabilite alla nascita. Negli occhi di ogni neonato, c'è un universo di innocenza e divinità che cambia gradualmente mentre aumenta l'interazione con i genitori, i fratelli e l'ambiente. Il prodotto adulto è modellato dalla ripetuta esperienza di dolori e piaceri e quello che alla fine emerge è il fatalista, l'egocentrico, o il salvatore. E i compagni di viaggio di questa persona durante il suo sviluppo da amorfo infante ad adulto ben definito hanno tutti contribuito e sono stati, a loro volta, modificati da queste interazioni.
Così è con la chimica. Quando l'idea di una nuova sostanza è concepita, non esiste nulla a parte i simboli, un collage di atomi assortiti uniti da legami, tutti scarabocchiati su una lavagna o su un fazzoletto durante la cena. La struttura, ovviamente, e forse alcune caratteristiche spettrali e proprietà fisiche sono ineluttabilmente predefinite. Ma sul suo carattere con l'uomo, la natura della sua azione farmacologica o addirittura la classe di azione che può avere, si può solo tirare ad indovinare. Queste proprietà non possono essere ancora conosciute, non esistendo fino ad un momento prima.
Anche quando un composto si presenta come una nuova sostanza, tangibile, palpabile, pesabile, è ancora una tabula rasa in senso farmacologico, di cui non si sa nulla, niente si può sapere, riguardo la sua azione sull'uomo, dal momento che non sono mai entrati in contatto. È solo con lo sviluppo di una relazione tra le cose testate e il collaudatore stesso che emergerà questo carattere, e il collaudatore contribuisce alla definizione dell'azione della droga quanto la droga stessa. Il processo per stabilire la natura dell'azione di un composto è sinonimo del processo di sviluppo di quell'azione.
Tra gli altri ricercatori che testano il tuo materiale ci saranno alcuni (la maggior parte, speri) che faranno valutazioni indipendenti dopo l'esperienza e concorderanno con le tue valutazioni, e sembrerà che tu abbia definito (sviluppato) accuratamente le proprietà. Altri ricercatori (solo alcuni, speri) non saranno concordi, e tenderanno a chiedersi privatamente perché hanno fallito nella valutazione accurata del materiale. Potresti chiamare questa situazione felice, ed è la ricompensa per il tuo seguire personalmente tutte e tre le parti di questo processo, la concezione, la creazione e la definizione.
Ma bisogna tenere a mente che l'interazione procede in entrambi i sensi; il collaudatore ed il composto testato si influenzano a vicenda.
Io determino l'attività nel modo più antico e onorato nel tempo, stabilito e praticato da migliaia di anni da medicine-man e sciamani che dovevano conoscere gli effetti delle piante che avrebbero potuto rivelarsi utili nella cura. Il metodo si rivela ovvio a chiunque ci pensi su.
Nonostante la maggior parte dei composti su cui ricerco siano creati in laboratorio, e raramente mi capitino piante o funghi trovati in natura, c'è comunque un solo modo per farlo, per minimizzare i rischi, massimizzando la qualità delle informazioni ottenute. Assumo io stesso quel composto. Testo i suoi effetti fisici sul mio corpo e sono attento ad ogni effetto mentale che potrebbe essere presente.
Prima di dare i miei motivi su questo buon vecchio metodo per scoprire l'attività di una nuova droga, lasciatemi spiegare come la penso riguardo i test sugli animali e perché non ne faccio più uso nella mia ricerca.
Io usavo animali, quando lavoravo alla Dole, per determinare la tossicità. Ovviamente, le droghe che sembrano avere un'utilità clinica devono, ed è giusto così, passare attraverso le procedure stabilite dall'IND (Investigation of New Drugs) e studi clinici prima di uno studio in larga scala sugli umani. Ma io non uccido topi sperimentalmente da venti anni, e non ho alcun bisogno di rifarlo. Le mie ragioni contrarie all'uso di test sugli animali sono le seguenti.
Nel periodo in cui testavo regolarmente ogni nuova, potenziale, droga psichedelica sui topi per stabilire l'LD-50 (il dosaggio a cui il 50% degli animali muore), due osservazioni vennero spontanee. Tutti i morti degli LD50 si raggruppavano tra i 50 e i 150 milligrammi per kilo di peso corporeo. Per un topo di 25 grammi, sarebbe dovuto essere sui 5 milligrammi. E, in secondo luogo, il numero non dà alcuna certezza della potenza o del carattere di azione che la droga avrebbe potuto rivelare nell'uomo. Nonostante ciò, molti composti sono stati considerati psichedelici nella letteratura scientifica solo sulla base di test sugli animali, senza che venisse effettuata alcuna valutazione sull'uomo. Sono convinto che reazioni come la costruzione di una tana tra i topi, un disturbo nelle reazioni condizionate, la pulizia, la corsa nei labirinti, o attività motorie non hanno alcun valore nel determinare il potenziale psichedelico di un composto.
Un tipo di studio sugli animali ha in effetti una certa importanza, ed è il monitoraggio cardio-vascolare e l'eventuale esame patologico di un animale da esperimento a cui sia stato dato un crescente dosaggio di un composto. Gli animali che ho usato io erano solitamente cani. Questa forma di test è sicuramente utilissima nel determinare la natura degli effetti tossici, ma non ha alcun valore nel definire gli effetti soggettivi di una droga psicoattiva nell'uomo.
Il mio dosaggio iniziale con una nuova droga, solitamente, è 10 o 50 volte inferiore in peso a quella che so essere la quantità attiva del suo più vicino analogo. Se ho qualche dubbio, abbasso ulteriormente di 10. Alcuni composti che sono molto vicini a droghe ben conosciute di bassa potenza sono stati testati a livello di milligrammi. Ma ci sono altri composti - quelli completamente nuovi, di classi mai esplorate - con i quali ho iniziato a livelli addirittura inferiori al microgrammo.
Non c'è una procedura completamente sicura. Differenti ragionamenti potrebbero portare differenti opinioni sul dosaggio che dovrebbe essere inattivo nell'uomo. Un ricercatore prudente comincia la sua esplorazione al più basso di questi. Ad ogni modo, c'è sempre la domanda "Sì, ma se invece - ?" Qualcuno potrebbe sostenere dopotutto che - in gergo chimico - il gruppo etilico aumenta la potenza del gruppo metilico per la sua lipofilicità, o diminuisce la potenza a causa di una inefficace demetilazione enzimatica. La mia scelta, ad ogni modo, dovrebbe essere un insieme di intuizioni e probabilità.
Ci sono davvero poche droghe che, con un cambio di un singolo atomo di carbonio (è chiamata omologazione) cambiano la loro potenza farmacologica di granché. Ci sono pochissimi composti che sono oralmente attivi a livelli molto inferiori ai 50 microgrammi. E ho scoperto che le pochissime droghe che sono attive sul sistema nervoso centrale che si scoprono essere pericolose per il collaudatore a dosaggi effettivi, hanno solitamente dato segnali di allarme già a dosaggi soglia. Se vuoi rimanere un investigatore vivo, e in salute, devi capire bene questi segnali, e abbandonare immediatamente ulteriori investigazioni di qualunque droga che ti abbia dato questi segnali. Nella mia ricerca, di solito più che segnali di pericolo cerco segnali che mi dimostrino l'inutilità o lo scarso interesse degli effetti di quella nuova droga.
Ad esempio: se sto provando una nuova droga ad un basso dosaggio e mi trovo ad avere segnali di iperreflessia, un'eccessiva sensibilità a stimoli ordinari - quando mi esalto e sento iperattivo per intenderci - questo potrebbe essere un segnale che quella droga potrebbe, a livelli più elevati, causare convulsioni. I convulsionanti sono utilizzati nella ricerca animale e hanno un loro legittimo ruolo in medicina, ma semplicemente non è una cosa che mi riguarda. Una tendenza a scivolare in fantasticherie potrebbe essere un segnale; sognare a occhi aperti è un comportamento normale quando sono annoiato o stanco, ma non quando ho appena preso una briciola di una droga nuova di zecca e sto cercando indicazioni di attività. O magari mi accorgo di essermi addormentato per qualche istante - i micro sonni. Tutti questi segnali potrebbero portarmi a sospettare che questa droga potrebbe essere un sedativo-ipnotico o un narcotico. Queste droghe hanno sicuramente un loro posto nella medicina ma, di nuovo, non sono quello che cerco.
Una volta stabilito che la dose iniziale non ha avuto alcun effetto, aumento il dosaggio a giorni alternati, più o meno del doppio a bassi livelli, e magari aumentando di uno e mezzo a livelli più alti.
Bisogna tenere a mente che, se una droga è testata troppo spesso, si potrebbe sviluppare tolleranza, anche se non viene percepita alcuna attività, così che dosi maggiori possano a torto sembrare inattive. Per minimizzare questa potenziale perdita di sensibilità, nessuna droga va assunta in giorni continui. Peraltro, mi do periodicamente una settimana totalmente priva di droghe. Questo è molto importante se un gran numero di droghe differenti ma con strutture dalle proprietà simili sono state testate nello stesso periodo.
Il problema della tolleranza incrociata - il corpo che diventa tollerante per una recente esposizione ad una droga strettamente correlata - è così evitato.
Negli anni, ho sviluppato un sistema di simboli che si riferiscono esclusivamente alla forza o all'intensità percepita nell'esperienza, e non al contenuto, cosa che è considerata separatamente nel commentario. Si potrebbe applicare anche ad altre classi di droghe psicoattive, come gli ipnoinduttori-sedativi o gli anti-depressivi. Io uso un sistema di cinque livelli di effetto, simboleggiati da più e da meno. C'è un livello aggiuntivo che descriverò, ma è una cosa a sé, e non è comparabile con gli altri.
(-), o Meno. Non c'è alcun effetto percepibile, di nessun tipo, che possa essere ascritto alla droga in questione. Questa condizione è anche chiamata "baseline", che è il mio stato normale. Quindi, se l'effetto della droga è meno, significa che sono esattamente nello stesso stato mentale e fisico in cui stavo prima di prendere la droga sperimentale.
(
±) o Più-meno. Sento un movimento dalla baseline, ma non posso essere assolutamente sicuro che sia l'effetto della droga. Ci sono un sacco di falsi positivi in questa categoria, e spesso il mio resoconto conclude che ciò che ho interpretato come segnali di attività erano, di fatto, frutto della mia immaginazione.
Qui, descriverò brevemente una cosa chiamata "allerta". È un piccolo segnale che serve a ricordarmi (nel caso in cui mi sia distratto con una telefonata o una conversazione) che ho, in effetti, preso una droga. Viene all'inizio dell'esperimento ed è il preludio per sviluppi futuri. Ogni membro del nostro gruppo di ricerca ha la sua forma personale di allerta; uno nota una decongestione nasale, un altro ha i brividi dietro la schiena o il collo, o un altro ancora cola un po' dal naso e io, personalmente, mi accorgo che il mio fischio all'orecchio cronico è scomparso.
(+), o Più-uno. C'è un effetto reale, e posso tracciarne la durata, ma non posso dire nulla sulla natura dell'esperienza. In base alla droga, possono essere segnali iniziali di attività, che possono includere nausea, o anche vomito (anche se è estremamente raro). Ci possono essere anche effetti meno fastidiosi, come una sensazione di essere alticcio, sbadigli compulsivi, irrequietezza, o il desiderio di rimanere fermi. Questi primi segnali fisici, se pure si presentano, di solito scompaiono nella prima ora, ma devono essere considerati reali, non immaginari. Ci può essere un cambio mentale, ma non è definibile come carattere. Ci sono raramente falsi positivi in questa categoria
(++), o Più-due. L'effetto della droga è inequivocabile, e non solo la sua durata può essere percepita, ma anche la sua natura. È a questo livello che si possono fare i primi tentativi di classificazione, e nelle mie note si può leggere tipo questa: "C'è una considerabile esaltazione visiva e una grande sensibilità tattile, nonostante una leggera anestesia" (il che significa che, nonostante i miei polpastrelli fossero meno sensibili del solito al caldo, al freddo o al dolore, il mio senso del tatto è decisamente aumentato). A Più-due, guiderei una macchina solo in una situazione di vita o morte. Posso ancora rispondere al telefono con facilità, e gestirmi senza problemi una conversazione, ma preferirei non doverlo fare.
Le mie facoltà cognitive sono intatte, e se accadesse qualcosa di inaspettato potrei reprimere gli effetti della droga senza troppa difficoltà fino a che non avrei risolto.
È in questo stadio, Più-due, che di solito porto un altro soggetto sperimentante, mia moglie Ann. Gli effetti della droga sono sufficientemente chiari a questo livello per permetterle una valutazione, sia fisica che mentale. Ha un metabolismo diverso dal mio, e ovviamente una mente molto differente, quindi le sue reazioni costituiscono un'informazione importante.
(+++), o Più-tre. Questa è la massima intensità degli effetti di una droga. Si realizza il pieno potenziale della droga. Il suo carattere può essere apprezzato con pienezza (sempre che l'amnesia non sia una sua proprietà) ed è possibile definire lo schema cronologico con esattezza. In altre parole, posso dirti quanto presto sento un'allerta, quando finisce lo stadio di transizione, quanto dura il picco - o la piena attività - prima che io possa avvertire la discesa, e precisamente quanto repentino o gentile è il ritorno allo stato di partenza. So quali sono gli effetti della droga sul mio corpo e sulla mia mente. Rispondere al telefono è fuori questione, semplicemente perché richiederebbe uno sforzo eccessivo per me mantenere la normalità nella voce e in ciò che dico. Potrei gestire un'emergenza, ma reprimere gli effetti della droga richiederebbe una enorme concentrazione.
Dopo che Ann ed io abbiamo esplorato l'area Più-tre di una nuova droga, stabilendo i livelli di dosaggio a cui otteniamo quest'intensità, chiamiamo il gruppo di ricerca e condividiamo la droga con loro.
Dirò di più sul gruppo tra poco. È dopo che i membri del nostro gruppo di ricerca hanno dato i loro resoconti dell'esperienza che la sintesi della nuova droga e la sua farmacologia umana sono pronti ad essere scritti ed inclusi in una pubblicazione scientifica.
(++++), o Più-quattro. Questa è una categoria separata e decisamente speciale, una classe a sè. I quattro più non implicano in alcun modo che sia più di un più-tre, non è nemmeno comparabile. È un sereno e magico stato indipendente dalla droga utilizzata - se pure è stata assunta - e può essere chiamata una "esperienza picco" nella terminologia dello psichiatra Abe Maslow. Non può essere ripetuta a volontà con la ripetizione dell'esperimento. Più-quattro è un'esperienza unica, mistica o addirittura religiosa che non sarà mai dimenticata. Tende a portare profondi cambiamenti nella prospettiva o nelle scelte di vita nella persona che ne è graziata.
Circa 30 anni fa, ho condiviso le mie nuove scoperte con un gruppo informale di sette amici; non ci siamo incontrati come un singolo gruppo, ma in gruppetti da tre a cinque, in fine settimana occasionali, quando avevamo del tempo libero. La maggior parte della mia esplorazione, a quel tempo, era fatta da me su di me. Questi sette amici originali sono andati verso altre cose; alcuni di loro se ne sono andati da Bay Area e abbiamo smesso di sentirci, altri sono rimasti buoni amici che vedo di tanto in tanto, ma per cene e parlare dei vecchi tempi, non per esplorazione con le droghe.
L'attuale gruppo di ricerca è una squadra che conta undici persone quando ci sono tutti, ma dal momento che due di loro vivono piuttosto lontano da Bay Area e non possono sempre unirsi a noi, di solito siamo in nove. Sono volontari, alcuni di loro scienziati, alcuni psicologi, tutti piuttosto esperti negli effetti di un gran numero di droghe psicotrope. Conoscono il territorio, e hanno lavorato con me per circa 15 anni. Sono come una famiglia, le cui esperienze in quest'area gli consentono di fare paragoni diversi con altri più familiari stati di coscienza, e paragonare criticamente o considerare uguali alcune particolari proprietà di una droga. Sono loro immensamente grato per avermi dato anni di fiducia nella loro volontà di esplorare territori sconosciuti.
La problematica di un gruppo informato è completamente differente in contesti del genere. Tutti i nostri membri sono coscienti dei rischi, così come dei potenziali benefici, che potranno aspettarsi in ogni esperimento. L'idea di una negligenza o problematica legale non ha alcun senso in questo gruppo di ricerca. Ognuno di noi capisce che ogni forma di danno, sia fisico o psicologico, sofferto dagli altri membri in seguito ad una sperimentazione con una nuova droga, sarà problema di tutti gli altri membri del gruppo, che cercheranno di risolverlo, in ogni modo necessario, e fino a che non si sia riguadagnata la totale salute. Tutti noi daremmo aiuti finanziari, supporto emotivo, e ogni altro tipo di assistenza necessaria, senza alcuna riserva. Ma lasciatemi aggiungere che lo stesso tipo di supporto e di cura la daremmo ad ogni membro del gruppo in caso di necessità, anche in mancanza di circostanze correlate a sperimentazione con le droghe. In altre parole, siamo buoni amici.
Si noti qui che, in questi 15 anni, nessuno del gruppo ha sofferto di alcun danno, fisico o mentale, in seguito ad una sperimentazione con le droghe. Ci sono stati qualche volta problemi mentali ed emotivi, ma le persone si sono sempre rimesse con la fine degli effetti della droga.
Come fa un ricercatore a soppesare l'intensità degli effetti di una droga, come li percepisce lui? Idealmente, questa misura dovrebbe essere oggettiva, libera da opinioni o parzialità da parte dell'osservatore. E il soggetto sperimentale non dovrebbe essere a conoscenza dell'identità e di ciò che ci si aspetta da quella sostanza. Ma in caso di droghe come questa - psicoattiva - gli effetti possono essere visti solo nei sensi del soggetto. Solo lui può osservare e fare un resoconto del grado e la natura dell'azione della droga. Per cui, il soggetto è l'osservatore, e l'oggettività in senso stretto è impossibile. Non ci possono essere studi ciechi [Studi in cui il soggetto non sa nulla di ciò che sta assumendo o testando, N.d.T.].
Il problema degli studi ciechi, specialmente dei doppi ciechi, è il suo essere senza senso e, secondo il mio parere, non è affatto etico, in questo campo di ricerca. Il motivo per uno studio cieco è proteggere il risultato dell'esperimento da possibili parzialità soggettive, e l'oggettività - come ho già detto - non è possibile in questo tipo di esplorazione. Il soggetto potrebbe benissimo entrare in uno stato alterato di coscienza, e considero completamente fuori luogo l'idea di non farglielo sapere.
Dal momento che il soggetto in un esperimento del genere è stato avvisato tanto dell'identità della droga, quanto del tipo di azione che ci si aspetta al dosaggio a cui io ed Ann l'abbiamo trovata attiva, e sapendo il posto e l'ora dell'esperimento, e il suo dosaggio, uso il termine "doppio cosciente" al posto di "doppio cieco". Questo termine è stato coniato dal Dr. Gordon Alles, uno scienziato che pure ha esplorato i reami degli stati alterati con nuove droghe.
Certe regole sono osservate strettamente. Nei tre giorni precedenti non si deve essere fatto uso di alcuna droga; se qualcuno soffre di un qualche tipo di malattia, non importa quanto leggera, e specialmente se prende qualche medicina, non parteciperà all'assunzione della droga sperimentale, anche se può scegliere di essere presente durante la sessione.
Ci vediamo a casa di qualcuno del gruppo, e ognuno di noi porta da mangiare e da bere. Nella maggior parte dei casi l'ospite è preparato ad ospitarci per la notte, e portiamo sacchi a pelo o materassi. Ci devono essere stanze a sufficienza per permettere ad ognuno di noi di separarsi dal resto del gruppo se vuole stare da solo per un po'. Le case che usiamo hanno un giardino dove ognuno di noi può andare a passare del tempo tra le piante e l'aria fresca. Ci sono cassette musicali e libri d'arte per chiunque voglia usarle durante l'esperienza.
Vigono solo due regole. Si sa che le parole "Mani in aria" (sempre accompagnate da un effettiva alzata di mani dell'oratore) dette prima di un qualcosa significano che qualunque cosa detta è un problema basato sulla realtà. Se proclamo "Mani in aria" e poi dico che sento puzza di fumo, vuol dire che sono davvero preoccupato da una puzza di fumo, e non sto facendo qualche gioco o inseguendo un qualche tipo di fantasia. Questa regola è ribadita all'inizio di ogni sessione ed è strettamente osservata.
La seconda è il concetto di veto. Se qualcuno nel gruppo si sente a disagio o ansioso su una qualche proposta particolare su come dovrebbe andare la sessione, il potere di veto è completo e rispettato da tutti.
Ad esempio, se una persona suggerisce di mettere un po' di musica ad un certo momento dell'esperimento, e gli altri sono concordi, si intende che il voto deve essere unanime; se qualcuno si sente a disagio con la musica, nel gruppo nessuno la metterà. Questa regola non dà i problemi che uno potrebbe aspettarsi, perché nella maggior parte delle case che sono abbastanza grandi da accomodare undici persone di solito c'è una camera in più dove si può sentire la musica senza disturbare la quiete delle altre camere.
C'è poi qualcosa da dire sul comportamento sessuale. Nel nostro gruppo, è stato deciso molti anni fa, ed è stato capito e osservato da allora, che non ci saranno azioni dettate da impulsi sessuali o sentimenti che potrebbero nascere durante l'esperimento tra persone che non siano sposate o in una relazione stabile. È la stessa regola che si applica in psicoterapia; gli impulsi sessuali possono essere discussi, se si vuole, ma non si seguiranno fisicamente con un altro membro del gruppo che non sia appropriato. Ovviamente, se una coppia stabile vuole ritirarsi in una stanza privata per fare l'amore, sono liberi di farlo con la benedizione (e forse l'invidia) del resto del gruppo.
Stessa cosa vale per sensazioni di rabbia o impulsi violenti che potrebbero nascere. Questo permette di aprirsi e confidare con sicurezza che, al di là dall'emozione o sentimento che possa comparire inaspettatamente, nessuno si comporterà così, causando imbarazzo o rimpianti in futuro.
I ricercatori si comportano con discordanze o sentimenti negativi nello stesso modo in cui farebbero in una terapia di gruppo - esplorando le ragioni del malessere o dell'irritazione. È stato da tempo capito, da tutti, che l'esplorazione degli effetti psicologici ed emotivi di una droga psicoattiva sono inevitabilmente sinonimi con l'esplorazione delle loro personali dinamiche psicologiche ed emotive.
Se tutti sono in salute, non c'è nessuno nel gruppo che non partecipa. Un'eccezione è stata fatta nel caso di un partecipante di vecchia data, uno psicologo sulla 70ina che ha scelto durante una sessione di esperimento di non prendere più droghe sperimentali. Comunque, ha voluto continuare a partecipare alle sessioni con il resto di noi, e noi abbiamo accolto la sua presenza con entusiasmo. Ha passato bei momenti con quello che è conosciuto come "contatto alterato", fino alla sua morte pochi anni dopo, a seguito di un'operazione al cuore.
Lo abbiamo amato e ci manca tutt'oggi.
È una struttura dichiaratamente strana, ma ha funzionato bene nella valutazione di ognuna delle centinaia di droghe psicoattiva, molte delle quali hanno trovato un'applicazione nella pratica psicoterapeutica di un qualche tipo nuovo e differente.

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